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GIOCATTOLI PER MALINCONICI

POSTO CHE
Sia chiaro: queste non sono sculture. Si tratta piuttosto di giocattoli, o più esattamente di prototipi di giocattoli per melanconici. Essi ambiscono alla produzione su scala industriale e alla propagazione indefinita, a misura della diffusione planetaria della Weltanschauung angosciastico-disperativa e della conseguente – assai legittima, benché non assolutamente incontrovertibile – propensione alla suicidevolezza. I giocattoli per malinconici rispettano scrupolosamente gli standards della qualità melanconica globale in un pietrificato paesaggio primevo, rivolgendosi melliflui, ma senza remore, ad un pubblico di adulti, piccini e litopedi.
Le caratteristiche fondamentali del giocattolo per melanconico sono, in combinazioni variabili:
a) la statura modesta e la cotenna glabra e riflettente, perché il rimuginatore ama familiarmente palpeggiare e auto-erodicamente rigirarsi tra le manucce torve di piccolo ipertrofico il caro oggetto metallico – o monade malata –, onde decifrarvi tanto la necessità fantasmatica della sua immaginetta speculare, quanto una gelida allegoria del destino;
b) gli occhi vetrosi, che svelano infine al malinconico l’animula segreta del compianto peluche prescolare – di cui già subodorava la repressa ferocia infanticida e la brefotrofica ossessione –, e al contempo lo lasciano indulgere a più maturi pensieri sulla perdita dell’aura e sulla signorile distanza dell’idolo;
c) una simulata o in fondo malcelata vocazione all’utensile e alla meccanica biomorfa, con particolare attenzione all’innestabilità protesico-ornamentale e alla funzionalità meta-abortiva, ché il melanconico non è sprovvisto di un certo qual fievole gusto per il design mitologico-embrionale e per i virtuosismi chirurgici di natura simbolica;
d) una immodesta, preistorica, finanche ridevole tendenza all’escrescenza acuta, all’esibizione trascendentale della condizione di possibilità della zanna, della spina, dell’aculeo, dell’artiglio, del becco, del rostro, una gengivale Sehnsucht per la dentizione sub specie aeterni: il malinconico attento leggerà sempre nell’occhietto del caro oggetto transizionale anche il riflesso di un’intima, taciturna, claustrale eppur scambievole aspirazione al dilaniamento investigativo di natura cannibalesca;
e) il rispetto del canone proporzionale secondo cui la speranza sta al lecca lecca come il vaniloquio del rimuginatore sta al meccanismo spettrale del carillon;
f) la struttura (episodicamente) scomponibile, che negando il mistero dell’interno distrugge l’odiata illusione mimetica, e riduce l’ambizione molesta della scultura – il racconto, la statua, il monumento – alle dimensioni simpatiche del giocattolo.
Gabriels