Magnate
Un magnate filantropo, sostenitore di svariati orfanotrofi, offre ogni giorno un neonato vivo in pasto alla leonessa del suo parco. Lo scopo del filantropo è quello di dimostrare l’esistenza del senso di pietà, ovvero del più nobile dei sentimenti umani, negli animali. Qualora riuscisse nell’intento avrebbe in effetti provato l’umanità delle bestie, il senso di umanità delle bestie, la continuità sentimentale e dunque spirituale tra uomini e bestie, e avrebbe distrutto d’un colpo secoli di pregiudizi ed errori, ponendo la prima pietra per la restaurazione in terra della armonia edenica. L’ampiezza e la sublimità del progetto giustificano pienamente il sacrificio di poche vite incolori. Ogni giorno, dunque, il filantropo getta un neonato tra le fauci della leonessa, in attesa di scorgere nei suoi occhi una scintilla di umana compassione. E ogni giorno viene ricambiato dalla famelica indifferenza della leonessa in quanto bestia. Pian piano scopre di essersi innamorato della leonessa – non senza supporre di esserne stato innamorato sin dall’inizio, e di avere in fondo iniziato l’esperimento solo come occasione per offrire prelibati omaggi all’amata. Dall’unione dei due, resa possibile grazie alle più sofisticate tecniche cattoliche di inseminazione e manipolazione genetica, nasce un bellissimo leoncino, che dopo qualche anno di sincero amore filiale divora vivo il filantropo, irresistibilmente spinto dal complesso di Edipo.
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