Pupilla

Uno scrittore di racconti circolari si chiede qui di dove vengano i suoi racconti. Se essi nascano già in forma circolare, se sia solo casuale che l’inizio si presenti prima della fine – dal momento che l’inizio di un racconto circolare da sempre presuppone una certa fine. Ma con ciò lo scrittore è già nel circolo, diventando la figura di un racconto la cui origine è l’interrogazione circa la sua origine e la cui forma coincide con la domanda sull’origine della sua forma. Se dunque lo scrittore di racconti circolari si chiede qui da dove vengano i suoi racconti e la loro circolarità è già in un circolo. Egli può certo non chiederlo qui. Ma poiché il suo non chieder qui coincide con un non poter dire qui, rimane pur sempre in un circolo, sia pure di segno opposto, dislocato tra il qui e un altrove. Lo scrittore di racconti circolari rimane così imprigionato nello spazio oscuro in cui i due circoli si intersecano, come la pupilla di due occhi siamesi uniti per la pupilla. Quando i due circoli saranno perfettamente sovrapposti finalmente l’unico occhio potrà vedere chiaramente. Ma sarà il momento della morte dello scrittore di racconti circolari.



    





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